Bocelli, lascia in pace le tigri

Probabilmente non ve ne frega una favetta secca di ciò che sto per scrivere, ma lasciatemelo fare – in fondo è il mio blogghettino del menga, in cui tutto mi è permesso.

Il sito ansa.it oggi riporta, in un articolo sulla pagina Spettacoli, l’immensa tenerezza da Andrea Bocelli provata nel cantare insieme al figlio durante una manifestazione svoltasi al Teatro del Silenzio.

Ora, con tutta la tenerezza e l’orgoglio di cui è capace Endriu Bocells, non sarebbe malaccio anche che lo stesso evitasse di rompere le balle alla tigre Shina. Pare infatti che:

[sia] stato sorprendente per il pubblico vedere sul palco anche l’ingresso di una vera tigre, un segno di continuità con lo spettacolo dello scorso anno ispirato dal connubio tra opera e arte circense. “L’ho voluta io”, rivendica con orgoglio Andrea Bocelli, che ama il contatto con la natura e, in particolare, andare a cavallo [e altre varie cosette]

Questo modo di mostrare le fiere al pubblico “sorpreso” (mi pare che siamo nell’anno MMXVII) è a mio giudizio tipico di una sottocultura fondalmentalmente idiota, che ama ancora vedere l’esposizione dell’esotico, dello “strano”, spesso facendo uso di creature – creature, non oggetti inanimati – che non hanno chiesto di essere sottoposte a questo tipo di seccatura: la tigre non si diverte, sapevatelo.

E se anche gli / le si chiedesse il permesso, credo che il felino ci manderebbe cortesemente a cagare.

Ora, obbietteranno che la creatura non ha subito alcun tipo di violenza eccetera, eccetera, eccetera, cazzate, cazzate.

Ok, facciamo così: stateci voi in cattività, e di tanto in tanto fatevi vedere da noi pubblico curioso, perché siete strani, siete belli, siete esotici, e tutto ciò ci provoca sollazzo.

Alla faccia dell’evoluzione.

 

 

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