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Un piccolo universo

Questo singolo è il primo passo di una mini traversata che sarà a breve rivelata nella sua interezza.

“Un piccolo universo” è quello strano involucro che siamo noi stessi, che pensiamo di conoscerci come le nostre stesse tasche, ma non sempre è così… ed è da qui che si partirà.

Buon ascolto 🙂

Su spotify: http://bit.ly/piccolo-universo

Su apple music: http://bit.ly/piccolo-universo-ap

Plume

Non è dato di sapere come sarà il primo incontro con una vita extraterrestre, e nemmeno dove sarà.

Potrebbe trattarsi di una specie talmente evoluta da non poter essere considerata come “vita”, oppure dei semplici microorganismi, così come si ipotizza possa essere su Encelado.

Dall’analisi di quei pennacchi si son trovate tracce di composti organici, e quindi chissà.

Plume (pennacchio) è l’analisi completamente svagata del musico bzur su tutta la questione…

Ascoltatelo su Spotify:

In volo

L’austero musico, fra le innumerevoli doti di cui si adorna vezzosamente, si pregia altresì del dono della sintesi.

Per questo motivo il suo nuovo album, costituito da sette brani sette dura forse il tanto di una pennichella, forse meno.

Fatto sta che 15 minuti di volo virtuale non ve li leva proprio nessuno; ve li potete propinare sulle consuete piattaforme di streaming online:

#Spotify: https://open.spotify.com/album/4NQRjCsBlHsdqwqz3vnkoD…

Pretty Sick

Come il titolo dovrebbe lasciar intendere si tratta di una collaborazione non proprio sana, tuttavia salvifica (non si sa bene per chi).

Sta di fatto che il cangiante music bzur ha ritenuto opportuno lanciarsi alla cieca su questa nuova e mirabolante avventura con Beta Psi, col suo fedele mononeurone Half,  mirabile esempio di musicista vulcaniana in territorio… terrestre.

Pretty Sick - voi cosa ci vedete?

Ed eccoci qui con questo bel singolo un po’ synthpop, un po’ synthwave un po’ cdc e anche un po’ mds, per la gioia del pubblico festante, magno gaudio.

Ve lo potete sorbire qui, nella magnificenza dell’immarcescibile spotiferio:

Anagram Reloaded

Questa è la mia prima collaborazione con l’ottimo musico e pianista romano Gian Marco La Serra: cinque brani originariamente concepiti per pianoforte solo, rivisti ed arricchiti con un bel quartetto d’archi.

La parte per me interessante di questo lavoro è l’aspetto del dialogo reciproco fra gli strumenti, del “sapersi ascoltare” a vicenda senza prevaricazioni.

Questo giuoco di eterna ricerca di equilibrio è forse uno dei condimenti dell’attivita compositiva, uno degli elementi che la rende così interessante… in un certo senso crea dipendenza, ma senza troppi strascichi se non talvolta delle simpatiche occhiaie alla Bela Lugosi.

vi farò sputare sangue

Oh, quasi dimenticavo… collegato a questo album, o meglio all’album originale c’è un bell’indovinello ideato da Gian Marco, con in palio la sua e la mia discografia completa in formato ad alta risoluzione.

Come funziona il giochino? Bene, prendiamo i titoli originali dei brani:

  • Intro
  • Op. 0
  • Bathed Roots
  • Fade
  • End

Utilizzando tutte le lettere che compongono i titoli, bisogna comporre una frase di senso compiuto, in inglese. Insomma, un’anagramma – altrimenti che senso avrebbe il titolo dell’album?

Gian Marco ci suggerisce (ebbene, non conosco nemmeno io la soluzione…) che si tratta di un’esortazione.

Chi riuscirà a risolvere l’enigma?

Sweet Child O’ Mine

Questo singolo che ho pubblicato agli inizi di luglio non necessiterebbe di presentazioni, senonché questa versione synthwave del brano dei Guns (con parte cantata al vocoder) credo sia veramente una delle collaborazioni più strambe cui abbia mai partecipato – l’idea originale, e la realizzazione di una gran parte della traccia è del validissimo Jayber C., con cui spero di produrre presto altri lavori.

Le premesse sono ottime, specie se sopravviviamo alla giusta sassaiola dei fans dei Guns!

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