Cosa si può fare con una sequenza di sei note?

Piano Soundboard è una piccola ma molto vivace comunità di pianisti nata su Facebook dalle ceneri di “The Piano Cloud”, ereditandone una buona parte dei componenti e dello spirito di condivisione e dialogo.

Piano Soundboard
Piano Soundboard

Periodicamente vengono proposti dei “challenge”, delle sfide più con sè stessi che contro gli altri musici, per stimolare la curiosità e la creatività, ed andare oltre la cosiddetta “comfort zone”, le solite cose che suoniamo e componiamo tutti i giorni.

la sequenza incriminata!

In effetti uno dei modi migliori per stimolare la creatività è proprio quello di porre dei vincoli sul materiale a disposizione, sullo stile, sulla durata… in questo caso, dopo democraticissima votazione, la scelta è ricaduta sul “6 notes sequence challenge”, in cui si prescrive di elaborare una composizione basata su una sequenza di 6 note assegnata.

Oltre l’interesse del fatto compositivo / improvvisativo, è sempre una sorpresa andare a scoprire cosa siano riusciti a creare “gli altri”: una grande varietà di stili, di modi di suonare, di comporre, di creare, di intendere la musica. Dialogo.

Vi lascio alla playlist, 14 brani di 14 autori provenienti da tutto il mondo.

Amatene e, come al solito, condividetene come se non vi fosse un domani 🙂

Rape che si odiano a morte: questo è Dodgelings!

Dodgelings credo sia uno dei giochi più demenziali che abbia mai visto – due rape che cercano di farsi fuori a vicenda, in 5 round –  e costituisce per me grande motivo di orgoglio aver collaborato anche se marginalmente alla sua creazione.

Rape d'assalto
Rape, che altro?

Ciò, invece, costituirà per voi meravigliosi lettori un ulteriore motivo per stare alla larga da questo sito e dal sottoscritto, ma questo è un rischio calcolato.

Pur limitandomi a due interventi di lieve entità (un loop sgangherato con qualche “lick” lievemente jazzato, e il sound design degli spari), debbo dire che il breve periodo di preparazione di questo giochino è stato per me molto divertente, e mi auguro che esperienze edificanti di questo tipo si ripetano ancora, saecula saeculorum.

Come cavare sangue da una rapa

Dodgelings: un po' di istruzioni
Succulente istruzioni

La meccanica del gioco è molto elementare, e si basa su pochi semplici concetti:

  • due giocatori
  • due livelli di difficoltà (normal: proiettili lenti, sniper: proiettili veloci)
  • logica di controllo “one tap”: con un unico tocco la nostra rapa cambia direzione e lancia un proiettile letale verso la rapa avversaria, pilotata dal secondo giocatore
  • se schivi, vivi
  • occorrono 5 punti per decretare la vittoria finale

Inoltre, nonostante il valore nutritivo della rapa sia piuttosto scarso (circa 4% di glucidi, il 74-81% è composto da acqua e alcuni sali minerali), e il sapore faccia davvero cagare, è tuttavia possibile dilettarsi con Dodgelings anche in assenza di connessione internet.

Per concludere…

Non mi dilungo oltre, e vi lascio fra le due abnormi radici ideate e programmate dall’ineffabile Rocco Salvetti e disegnate magistralmente dall’altero Ben Ho.

Entrambi, dall’alto della loro immensa saggezza, vi salutano tanto facendo ciaociao con le manone sante.

Dimenticavo: è gratis!

#Android, su Google Play: https://play.google.com/store/apps/details…

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Mu – un videoreading di Gionatan Squillace

Mu è il videoreading che inaugura la mia collaborazione con Gionatan Squillace, fiero e deciso writer, foodie e mental trotter.

Confesso di non sapere bene di che si tratti, ma tutto ciò sembra avere a che fare con la scrittura creativa, i pasti luculliani e arditissimi vaneggi mentali.

Gionatan Squillace: un avatar in tutto il suo splendore
Un avatar così bello ve lo sognate, plebei!

Com’è, come non è, spesso accade di trovarsi per caso nei meandri tentacolari dei social, in questo caso il tanto bistrattato Twitter, che a mio modo di vedere si dimostra essere invece una miniera quasi infinita di preziosi contatti.

Ed è così che, scambiando due parole in vari dialetti, si è giunti a questo lavoro: un bel videoreading di qualche minuto, con testo, voce narrante e filmati di Gionatan (credo di non aver dimenticato nulla), montaggio e musiche del sottoscritto, in cui si esplora il mondo minuscolo e infinito di Mu.

Se tanto mi dà tanto questo potrebbe essere l’inizio di nuove e mirabolanti avventure: le nostre gesta verranno cantate dai bardi e dai bastardi, e tramandate per anni ed eoni a venire.

L’importante è crederci fermamente.

Magari se metto il link youtube la cosa riesce anche meglio:

Per concludere: Una Corda

Ah, un’ultima cosa: i suonini che sentite sono del pianoforte della Native Instruments “Una Corda” – si tratta di uno strumento architettato da quel diavolo di Nils Frahm… un oggettino interessante, che mi sta dando qualche soddisfazione.

Belle cose come sempre: amatene e con… vabbè, mi trattengo per questa volta.

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Salva

Bocelli, lascia in pace le tigri

Probabilmente non ve ne frega una favetta secca di ciò che sto per scrivere, ma lasciatemelo fare – in fondo è il mio blogghettino del menga, in cui tutto mi è permesso.

Il sito ansa.it oggi riporta, in un articolo sulla pagina Spettacoli, l’immensa tenerezza da Andrea Bocelli provata nel cantare insieme al figlio durante una manifestazione svoltasi al Teatro del Silenzio.

Ora, con tutta la tenerezza e l’orgoglio di cui è capace Endriu Bocells, non sarebbe malaccio anche che lo stesso evitasse di rompere le balle alla tigre Shina. Pare infatti che:

[sia] stato sorprendente per il pubblico vedere sul palco anche l’ingresso di una vera tigre, un segno di continuità con lo spettacolo dello scorso anno ispirato dal connubio tra opera e arte circense. “L’ho voluta io”, rivendica con orgoglio Andrea Bocelli, che ama il contatto con la natura e, in particolare, andare a cavallo [e altre varie cosette]

Questo modo di mostrare le fiere al pubblico “sorpreso” (mi pare che siamo nell’anno MMXVII) è a mio giudizio tipico di una sottocultura fondalmentalmente idiota, che ama ancora vedere l’esposizione dell’esotico, dello “strano”, spesso facendo uso di creature – creature, non oggetti inanimati – che non hanno chiesto di essere sottoposte a questo tipo di seccatura: la tigre non si diverte, sapevatelo.

E se anche gli / le si chiedesse il permesso, credo che il felino ci manderebbe cortesemente a cagare.

Ora, obbietteranno che la creatura non ha subito alcun tipo di violenza eccetera, eccetera, eccetera, cazzate, cazzate.

Ok, facciamo così: stateci voi in cattività, e di tanto in tanto fatevi vedere da noi pubblico curioso, perché siete strani, siete belli, siete esotici, e tutto ciò ci provoca sollazzo.

Alla faccia dell’evoluzione.

 

 

Ad onor del vero: l’Adagio di Albinoni non è di Albinoni

Ad onor del vero, l’autore del celeberrimo Adagio in Sol minore non è il buon Tomaso Albinoni.

Tuttavia, in tivvù, nelle radio, negli aereoporti, ma – cosa più irrritante – nella stragrande maggioranza delle raccolte in ciddì il brano viene a lui attribuito.

La storia narra, invece, che il validissimo musico e musicologo Remo Giazotto realizzasse il brano sulla base di una serie di frammenti musicali attribuiti ad Albinoni, rinvenuti tra le macerie della biblioteca di Dresda, devastata in seguito ai bombardamenti avvenuti durante la II Guerra Mondiale.

Ora, fossi nel buon Remo io, ecco, mi sarei incazzato almeno un poco. Con tutto il merito che si può dare all’Albinoni sui suoi squisiti frammenti, almeno un trafiletto, un titolino, una cacchettina a margine in cui si specifichi “ehi ciccio ascoltatore, guarda che questo motivetto l’ha fatto Remo, mica Tomaso, nonostante i suoi gustosi frammenti”.

In aggiunta, Wikipedia in verità in verità ci dice (al momento ho solo questa fonte):

In verità, a partire dal 1998, anno della morte di Remo Giazotto, l’Adagio si è rivelato una composizione interamente originale di quest’ultimo, giacché nessun frammento o registrazione è stato mai trovato in possesso della Biblioteca Nazionale Sassone

Per concludere, care industrie del ciddì e della tivvù, non rompeteci più il caucaso con attribuzioni a pera, ma date a Remo ciò che è di Remo. Anche quando non dovesse trattarsi di Remo.

Amatene e condividetene.