VII (l’album blu)

In questo album di sette (dicasi VII) brani, che qualche anima gratia plena si è già affrettata a ridenominare come “album blu”, raccolgo alcune mie elaborazioni sul concetto di elettronica / ambient, declinato in varie salse, le più diverse le più sparse.

Non so bene cosa voglia dire ciò che ho appena scritto, per cui mi affretto a rendere il tutto ancora più nebuloso con alcune possibili alternative:

  • ho radunato sette brani composti negli ultimi due anni, che mi pareva suonassero bene assieme e che, guarda caso, ricadessero tutti su un certo tipo di mood
  • ecco sette musichine che potreste ascoltare quando studiate, quando fate di conto, quando rassettate la vostra avita magione, o quando verniciate lo steccato del vostro giardino, o rimirate il giardino della vostra casetta delle bombole, oppure quando fornicate da grandi fornichieri quali siete, o nella vostra pratica yoga quotidiana… basta che sia!
  • prima o poi dovevo fare qualcosa col “sette”, poteva essere “sette lamette Johnson”, ed invece è venuta fuori questa robbba qui: abbiate pietà di me

Visto che ancora non si è capito nulla mi pregio di spendere qualche parola un pochino nel dettaglio sulle singole tracce:

Panacea è un simbolo di tutte le guerre più o meno striscianti, ritenute una sorta di male necessario, se non financo (financo! ho scritto financo!) una cura di tutti i mali da parte di un genere umano intrisecamente stolto

Omniverse nasce come demo ad una libreria dell’ottimo sound designer Luftrum, ed è la mia parzialissima visione del tutto, l’unione di tutti gli universi. Manie di grandezza, insomma.

Aurora è una sorta di demo postuma all’uscita della stessa libreria di cui sopra, ed è corredata da un video editato dall’ottimo Danilo Atzori, fotografo e timelapser, sulle immagini fornite dalla NASA.

Inkognito nasce da una serie di suoni free di The Unfinished… di questa esiste anche un video, un esperimento di sincronizzazione con la musica con una “nuvola” di inchiostro che si diffonde nell’acqua.

Su Into the Breath non saprei bene cosa diavolo scrivere, so solo che sono quasi 7 minuti con qualche improvvisazione, che poi sfociano in alcune parti più pianificate e che… succedono cose, vedrete gente, gente che stammaleeee!

Born Sleepy è nato come contributo ad una edizione del KVR Challenge dedicata al “sonno” – poiché poi il brano è risultato vincitore, ho il sospetto che fosse particolarmente riuscito, e quindi soporifero.

Anche Rain è un brano che ha vinto un KVR Challenge, dedicato all’autunno – e quindi: pioggia a sfinimento.

In tutto questo lavoro c’è anche lo zampino dell’ottimo Bjulin nella fase di masterizzazione. Date uno sguardo alle cosine che fa, ne vale la pena.

Non rimane che lasciarvi all’ascolto di VII.